Don Carlo (Don Carlos) di G. Verdi
4 partecipanti
Pagina 1 di 1
Don Carlo (Don Carlos) di G. Verdi
Don Carlo o Don Carlos
Opera in cinque atti (ora 4 atti) su libretto di F.Joseph Méry e Camille Du Locle, tratto dall’omonima tragedia di Friedrich Schiller.
Personaggi
FILIPPO II, re di Spagna (Basso)
DON CARLO, infante di Spagna (Tenore)
RODRIGO, marchese di Posa (Baritono)
IL GRANDEINQUISITORE (Basso)
UN FRATE (Basso)
ELISABETTA DI VALOIS (Soprano)
TEBALDO, suo paggio (Soprano)
LA PRINCIPESSA EBOLI (Mezzosoprano)
IL CONTE DI LERMA(Tenore)
LA CONTESSA D'AREMBERG (muta)
L'ARALDO REALE (Tenore)
SEI DEPUTATI FALMMINGHI (Basso)
SEI INQUISITORI (Basso)
Un’opera piena di vicissitudini prima di andare in onda definitivamente. Era il 1865 quando Verdi incontrando l’editore a Pargi accetta il soggetto del Don Carlos di Schiller.
Intanto aspetta un anno per avere il libretto scritto da Mèry e Du Locle. Poi tornato in Italia per stare lontano da feste varie arriva la notizia che Venezia è stata ceduta dall’Austria alla Francia. Infuriato vuole rescindere il contratto per non aver nulla a che fare con Parigi, ma l’editore lo convince a portare a termine il lavoro tornando a Parigi.
Verdi accetta, ma non torna a Parigi, si ferma sui Pirenei per scrivere l’opera tornando a Parigi a opera conclusa cosa che accade nel 1967 e così dopo due anni l’opera in 5 atti va in onda l’11 marzo 1967 e dopo qualche mese tradotta in italiano al teatro Comunale di Bologna.
L’opera però è molto lunga, troppo lunga, Verdi riscrive qualche parte, praticando qualche taglio e nel 1972 viene data al Teatro San Carlo di Napoli. Ma non basta, l’opera è ancora troppo lunga, Vienna protesta e anche in Italia non sono contenti della lungaggine dell’opera.
Nel 1982 Verdi insieme Du Locle e Nuitter rimette mani al libretto cambiandolo radicalmente rinnovando anche la traduzione e finalmente dopo molti mesi il nuovo Don Carlos ridotto a 4 atti debutta al teatro alla Scala il 10 gennaio 1884…praticamente per arrivare al Don Carlo attuale ci sono voluti 19 anni.
Resta un’opera grandiosa, con una musica che segue perfettamente tutte le scene, non c’è espressione o sentimento che non sia seguito perfettamente dall'orchesta, non è una musica orecchiabile a parte forse la Canzone del velo, ma è di grande respiro, maestosa e gentile.
Primo atto (nella versione 5 atti in seguito poi tolto)
Siamo in Spagna nel 1568. Nella foresta di Fontainebleau ci sono boscaioli e cacciatori, si provvede a fare la legna per le l’inverno.
Arriva Elisabetta con il suo seguito e distribuisce denaro ai boscaioli, mentre Don Carlo segue di nascosto la scena.
Elisabetta e Don Carlo sono innamorati e sono promessi sposi. Il loro matrimonio suggellerebbe la pace tra Francia e Spagna, ma il re di Francia ha concesso la mano di Elisabetta a Filippo II padre dello stesso Carlo.
I boscaioli, Elisabetta e il seguito vanno via, resta don Carlo, che sentita la notizie si rende conto di stare per perderla, perché pur essendo innamorata di Carlo è obbligata ad accettare le nozze con Filippo per mantenere la pace tra le due terre.
Secondo atto (Primo atto nella versione 4 atti)
L’azione si svolge nel monastero di San Giusto dove è sepolto Carlo V. Il coro dei frati entra in scena cantando il ricordo dell’imperatore per uscire dall’altra parte. Arriva Don Carlo pallido e disperato…o l'ho perduta! Oh potenza suprema! Un altro... ed è mio padre... Un altro... e questi è il Re.
Cercando un po’ di pace nel monastero, don Carlo incontra Rodrigo che gli chiede conto di tanta disperazione e con orrore apprende che ama la matrigna (Tua madre… giusto ciel...) Rodrigo lo esorta a difendere il suo popolo ed ad andare nelle Fiandre, ma suona la campana… Filippo ed Elisabetta stanno per arrivare. Rodrigo cerca di consolare e rinfrancare lo spirito di Carlo che decide di seguire l’amico nelle Fiandre…
splendida romanza:
Ma l’approssimarsi della coppia getta di nuovo Carlo nello sconforto, la principessa Eboli amica di Elisabetta canta con le dame “la canzone del velo” accompagno da Tebaldo con la mandolino. Una canzone allegra, melodica e orecchiabile accompagna l’entrata in scena di Elisabetta.
Entra Elisabetta mesta in volto e Rodrigo tenendo distratta Eboli le consegna una lettera da parte di Carlo. Rodrigo riesce nell’intento di far incontrare Carlo con Elisabetta che appoggia il viaggio nelle Fiandre, ma Carlo non resiste: le confessa il suo amore e fugge.
Arriva Filippo, vede Elisabetta sola e caccia la sua dama di compagnia, la contessa d’Aremberg. Elisabetta la consola e poi si congeda dal suo sposo, uscendo al braccio della Principessa d’Eboli. Rodrigo rimasto solo con Filippo chiedo la libertà del popolo fiammingo, Filippo non l’ascolta, ma tenta di farselo alleato confidandogli i suoi sospetti tra Carlo e la Regina chiedendogli di sorvegliarli.
Terzo atto (secondo atto)
Siamo nei giardini della reggia di Madrid. C’è una grande festa, ma Elisabetta si ritira in preghiera come peraltro Filippo che il giorno dopo verrà incoronato re. Per far sì che nessuno si accorga della sua assenza Elisabetta dà alla principessa Eboli il suo mantello e la sua maschera. Anche la principessa Eboli segretamente innamorata di Carlo giunge in giardino, ma indossane il mantello e la maschera di Elisabetta per lei viene scambiata.
Terminato il bel ballo della Peregrina don Carlo si reca in giardino perché ha ricevuto un biglietto con un appuntamento che crede sia da parte di Elisabetta.
La principessa prima di essere riconosciuta rivela che ha udito Rodrigo e il parlare di lui in modo sospetto e in quel mentre arriva giusto giusto Rodrigo. Eboli che nel frattempo si è resa conto che don Carlo ama la regina, minaccia di rovinarli. Rodrigo prende il pugnale per pugnalarla, ma don Carlo lo ferma ed Eboli se ne va un tantino alterata.
Rodrigo chiede a Carlo di consegnargli dei documenti compromettenti che in questo modo si ricrede sul comportamento dell’amico riconfermando la sua fiduca.
Intanto davanti alla cattedrale di Valladolid la folla rumoreggia e al centro della piazza si sta preparando il rogo per i condannati per una cerimonia tipica dell’Inquisizione Spagnole: l’autodafè. Il corteo procede, ci sono i frati, condannati, il corteo reale e il re, ma viene interrotto dall’arrivo di Don Carlo insieme a 6 fiamminghi che chiedono invano al re la pace per il suo paese. Il popolo è dalla parte dei fiammighi, ma il re ordina ai frati di allontanarli, Carlo che invece perde la testa sguaina la spada e minaccia il re stesso. I corteo indietreggia davanti a Carlo, ma giunge Rodrigo che riesce a convincere Carlo a deporre la spada e così Rodrigo viene premiato e promosso a Duca. Il corteo riprende per la cerimonia dell’autodafè.
Quarto atto (terzo atto)
Filippo è solo nel suo studiolo, medita sulla sua sorte, sul suo amore infelice per Elisabetta e comincia a pensare alla morte
ma arriva il grande Inquisitore, un uomo molto anziano, cieco e molto temuto. Il re gli chiede consiglio per punire il figlio con la morte e l’inquisitore ne chiede la testa, anzi, aggiunge che anche Dio ha mandato a morte il figlio per riscattare l’umanità, ma non basta, l’inquisitore chiede anche la testa di Rodrigo che è un ostacolo per la chiesa..... Entra intanto la regina e chiede le sia resa giustizia: le è stato rubato il portagioie, ma colpo di scena, Filippo tira fuori lo scrigno dal cassetto, lo apre e ne tira fuori il ritratto di Carlo. Elisabetta si proclama innocente, Filippo la minaccia, Elisabetta sviene. Il re capisce di averla accusata ingiustamente, chiede aiuto, accorrono Eboli e Rodrigo che capisce che si deve sacrificare lui e intanto la regina rinviene.
Quando Filippo e Rodrigo se ne vanno, Eboli confessa di essere stata lei a rubare lo scrigno e darlo a re accecata dalla gelosia. La regina le dà la possibilità di scegliere: o l’esilio o il convento. La principessa maledicento la sua bellezza sceglierà il convento, ma si vuole riscattare salvando Carlo dalla morte.
Carlo fatto prigioniero si trova in una oscura prigione. È accusato di essere l’agitatore dei fiamminghi. Arriva Rodrigo che racconta a Carlo di essere riuscito a salvarlo facendo ritrovare addosso a sé i documenti compromettenti che Carlo gli aveva consegnato. In queste modo tutte le accuse sono state rivolte a lui e questo segna a morte di Rodrigo. Difatti da lì a poco due uomini del sant’Uffizio raggiungono i due uomini e uno indica Rodrigo che con un archibugio viene ucciso. Prima di morire fa in tempo a dire a Carlo che Elisabetta lo attende il giorno a San Giusto. Carlo si getta disperato sul corpo dell’amico.
Arriva anche il re che vorrebbe restituire la libertà al figlio, ma Carlo lo accusa della morte di Rodrigo e gli mostra il corpo. A Filippo non resta che scoprirsi la testa.
Ma fuori la prigione c’è la sommossa… il popolo vuole liberare Carlo, Eboli mascherata riesce a liberare Carlo e portarlo fuori. Filippo affronta i ribelli che però non sembrano temerlo, ma arriva il Grande Inquisitore che spegne la sommossa.
Quinto atto (quarto atto)
Elisabetta entra nel convento e si inginocchia alla tomba di Carlo V pregando nell’attesa di Carlo e ripensando ai tempi di Fontainebleau. Finalmente Carlo arriva ed Elisabetta gli dice che lo ha convocato solo per salutarlo e lo esorte a partire per le Fiandre. I due si salutano, ma sono sorpresi di nuovo da Filippo e dal grande Inquisitore. Filippo dice che sarà lui a occuparti della regina, mentre il grande Inquisitore lo consegna ai frati del Sant’Uffizio. Mentre don Carlo indietreggia verso la tomba di Carlo V, s’apre il cancello e un frate con le sembianze di Carlo V lo copre con il suo mantello lo trascina con sé nella cripta chiedendo a Dio di risparmargli la sua collera.
Il finale è misterioso… non si sa se finirà nella mani del grande Inquisitore o se con l’aiuto del frate travestito da Carlo V riesce a raggiungere Le Fiandre, sembra quasi un’opera incompiuta…
L’opera intera
Opera in cinque atti (ora 4 atti) su libretto di F.Joseph Méry e Camille Du Locle, tratto dall’omonima tragedia di Friedrich Schiller.
Personaggi
FILIPPO II, re di Spagna (Basso)
DON CARLO, infante di Spagna (Tenore)
RODRIGO, marchese di Posa (Baritono)
IL GRANDEINQUISITORE (Basso)
UN FRATE (Basso)
ELISABETTA DI VALOIS (Soprano)
TEBALDO, suo paggio (Soprano)
LA PRINCIPESSA EBOLI (Mezzosoprano)
IL CONTE DI LERMA(Tenore)
LA CONTESSA D'AREMBERG (muta)
L'ARALDO REALE (Tenore)
SEI DEPUTATI FALMMINGHI (Basso)
SEI INQUISITORI (Basso)
Un’opera piena di vicissitudini prima di andare in onda definitivamente. Era il 1865 quando Verdi incontrando l’editore a Pargi accetta il soggetto del Don Carlos di Schiller.
Intanto aspetta un anno per avere il libretto scritto da Mèry e Du Locle. Poi tornato in Italia per stare lontano da feste varie arriva la notizia che Venezia è stata ceduta dall’Austria alla Francia. Infuriato vuole rescindere il contratto per non aver nulla a che fare con Parigi, ma l’editore lo convince a portare a termine il lavoro tornando a Parigi.
Verdi accetta, ma non torna a Parigi, si ferma sui Pirenei per scrivere l’opera tornando a Parigi a opera conclusa cosa che accade nel 1967 e così dopo due anni l’opera in 5 atti va in onda l’11 marzo 1967 e dopo qualche mese tradotta in italiano al teatro Comunale di Bologna.
L’opera però è molto lunga, troppo lunga, Verdi riscrive qualche parte, praticando qualche taglio e nel 1972 viene data al Teatro San Carlo di Napoli. Ma non basta, l’opera è ancora troppo lunga, Vienna protesta e anche in Italia non sono contenti della lungaggine dell’opera.
Nel 1982 Verdi insieme Du Locle e Nuitter rimette mani al libretto cambiandolo radicalmente rinnovando anche la traduzione e finalmente dopo molti mesi il nuovo Don Carlos ridotto a 4 atti debutta al teatro alla Scala il 10 gennaio 1884…praticamente per arrivare al Don Carlo attuale ci sono voluti 19 anni.
Resta un’opera grandiosa, con una musica che segue perfettamente tutte le scene, non c’è espressione o sentimento che non sia seguito perfettamente dall'orchesta, non è una musica orecchiabile a parte forse la Canzone del velo, ma è di grande respiro, maestosa e gentile.
Primo atto (nella versione 5 atti in seguito poi tolto)
Siamo in Spagna nel 1568. Nella foresta di Fontainebleau ci sono boscaioli e cacciatori, si provvede a fare la legna per le l’inverno.
Arriva Elisabetta con il suo seguito e distribuisce denaro ai boscaioli, mentre Don Carlo segue di nascosto la scena.
Elisabetta e Don Carlo sono innamorati e sono promessi sposi. Il loro matrimonio suggellerebbe la pace tra Francia e Spagna, ma il re di Francia ha concesso la mano di Elisabetta a Filippo II padre dello stesso Carlo.
I boscaioli, Elisabetta e il seguito vanno via, resta don Carlo, che sentita la notizie si rende conto di stare per perderla, perché pur essendo innamorata di Carlo è obbligata ad accettare le nozze con Filippo per mantenere la pace tra le due terre.
Secondo atto (Primo atto nella versione 4 atti)
L’azione si svolge nel monastero di San Giusto dove è sepolto Carlo V. Il coro dei frati entra in scena cantando il ricordo dell’imperatore per uscire dall’altra parte. Arriva Don Carlo pallido e disperato…o l'ho perduta! Oh potenza suprema! Un altro... ed è mio padre... Un altro... e questi è il Re.
Cercando un po’ di pace nel monastero, don Carlo incontra Rodrigo che gli chiede conto di tanta disperazione e con orrore apprende che ama la matrigna (Tua madre… giusto ciel...) Rodrigo lo esorta a difendere il suo popolo ed ad andare nelle Fiandre, ma suona la campana… Filippo ed Elisabetta stanno per arrivare. Rodrigo cerca di consolare e rinfrancare lo spirito di Carlo che decide di seguire l’amico nelle Fiandre…
splendida romanza:
Ma l’approssimarsi della coppia getta di nuovo Carlo nello sconforto, la principessa Eboli amica di Elisabetta canta con le dame “la canzone del velo” accompagno da Tebaldo con la mandolino. Una canzone allegra, melodica e orecchiabile accompagna l’entrata in scena di Elisabetta.
Entra Elisabetta mesta in volto e Rodrigo tenendo distratta Eboli le consegna una lettera da parte di Carlo. Rodrigo riesce nell’intento di far incontrare Carlo con Elisabetta che appoggia il viaggio nelle Fiandre, ma Carlo non resiste: le confessa il suo amore e fugge.
Arriva Filippo, vede Elisabetta sola e caccia la sua dama di compagnia, la contessa d’Aremberg. Elisabetta la consola e poi si congeda dal suo sposo, uscendo al braccio della Principessa d’Eboli. Rodrigo rimasto solo con Filippo chiedo la libertà del popolo fiammingo, Filippo non l’ascolta, ma tenta di farselo alleato confidandogli i suoi sospetti tra Carlo e la Regina chiedendogli di sorvegliarli.
Terzo atto (secondo atto)
Siamo nei giardini della reggia di Madrid. C’è una grande festa, ma Elisabetta si ritira in preghiera come peraltro Filippo che il giorno dopo verrà incoronato re. Per far sì che nessuno si accorga della sua assenza Elisabetta dà alla principessa Eboli il suo mantello e la sua maschera. Anche la principessa Eboli segretamente innamorata di Carlo giunge in giardino, ma indossane il mantello e la maschera di Elisabetta per lei viene scambiata.
Terminato il bel ballo della Peregrina don Carlo si reca in giardino perché ha ricevuto un biglietto con un appuntamento che crede sia da parte di Elisabetta.
La principessa prima di essere riconosciuta rivela che ha udito Rodrigo e il parlare di lui in modo sospetto e in quel mentre arriva giusto giusto Rodrigo. Eboli che nel frattempo si è resa conto che don Carlo ama la regina, minaccia di rovinarli. Rodrigo prende il pugnale per pugnalarla, ma don Carlo lo ferma ed Eboli se ne va un tantino alterata.
Rodrigo chiede a Carlo di consegnargli dei documenti compromettenti che in questo modo si ricrede sul comportamento dell’amico riconfermando la sua fiduca.
Intanto davanti alla cattedrale di Valladolid la folla rumoreggia e al centro della piazza si sta preparando il rogo per i condannati per una cerimonia tipica dell’Inquisizione Spagnole: l’autodafè. Il corteo procede, ci sono i frati, condannati, il corteo reale e il re, ma viene interrotto dall’arrivo di Don Carlo insieme a 6 fiamminghi che chiedono invano al re la pace per il suo paese. Il popolo è dalla parte dei fiammighi, ma il re ordina ai frati di allontanarli, Carlo che invece perde la testa sguaina la spada e minaccia il re stesso. I corteo indietreggia davanti a Carlo, ma giunge Rodrigo che riesce a convincere Carlo a deporre la spada e così Rodrigo viene premiato e promosso a Duca. Il corteo riprende per la cerimonia dell’autodafè.
Quarto atto (terzo atto)
Filippo è solo nel suo studiolo, medita sulla sua sorte, sul suo amore infelice per Elisabetta e comincia a pensare alla morte
ma arriva il grande Inquisitore, un uomo molto anziano, cieco e molto temuto. Il re gli chiede consiglio per punire il figlio con la morte e l’inquisitore ne chiede la testa, anzi, aggiunge che anche Dio ha mandato a morte il figlio per riscattare l’umanità, ma non basta, l’inquisitore chiede anche la testa di Rodrigo che è un ostacolo per la chiesa..... Entra intanto la regina e chiede le sia resa giustizia: le è stato rubato il portagioie, ma colpo di scena, Filippo tira fuori lo scrigno dal cassetto, lo apre e ne tira fuori il ritratto di Carlo. Elisabetta si proclama innocente, Filippo la minaccia, Elisabetta sviene. Il re capisce di averla accusata ingiustamente, chiede aiuto, accorrono Eboli e Rodrigo che capisce che si deve sacrificare lui e intanto la regina rinviene.
Quando Filippo e Rodrigo se ne vanno, Eboli confessa di essere stata lei a rubare lo scrigno e darlo a re accecata dalla gelosia. La regina le dà la possibilità di scegliere: o l’esilio o il convento. La principessa maledicento la sua bellezza sceglierà il convento, ma si vuole riscattare salvando Carlo dalla morte.
Carlo fatto prigioniero si trova in una oscura prigione. È accusato di essere l’agitatore dei fiamminghi. Arriva Rodrigo che racconta a Carlo di essere riuscito a salvarlo facendo ritrovare addosso a sé i documenti compromettenti che Carlo gli aveva consegnato. In queste modo tutte le accuse sono state rivolte a lui e questo segna a morte di Rodrigo. Difatti da lì a poco due uomini del sant’Uffizio raggiungono i due uomini e uno indica Rodrigo che con un archibugio viene ucciso. Prima di morire fa in tempo a dire a Carlo che Elisabetta lo attende il giorno a San Giusto. Carlo si getta disperato sul corpo dell’amico.
Arriva anche il re che vorrebbe restituire la libertà al figlio, ma Carlo lo accusa della morte di Rodrigo e gli mostra il corpo. A Filippo non resta che scoprirsi la testa.
Ma fuori la prigione c’è la sommossa… il popolo vuole liberare Carlo, Eboli mascherata riesce a liberare Carlo e portarlo fuori. Filippo affronta i ribelli che però non sembrano temerlo, ma arriva il Grande Inquisitore che spegne la sommossa.
Quinto atto (quarto atto)
Elisabetta entra nel convento e si inginocchia alla tomba di Carlo V pregando nell’attesa di Carlo e ripensando ai tempi di Fontainebleau. Finalmente Carlo arriva ed Elisabetta gli dice che lo ha convocato solo per salutarlo e lo esorte a partire per le Fiandre. I due si salutano, ma sono sorpresi di nuovo da Filippo e dal grande Inquisitore. Filippo dice che sarà lui a occuparti della regina, mentre il grande Inquisitore lo consegna ai frati del Sant’Uffizio. Mentre don Carlo indietreggia verso la tomba di Carlo V, s’apre il cancello e un frate con le sembianze di Carlo V lo copre con il suo mantello lo trascina con sé nella cripta chiedendo a Dio di risparmargli la sua collera.
Il finale è misterioso… non si sa se finirà nella mani del grande Inquisitore o se con l’aiuto del frate travestito da Carlo V riesce a raggiungere Le Fiandre, sembra quasi un’opera incompiuta…
L’opera intera
Ultima modifica di Aurora il Dom Nov 17, 2013 9:58 pm - modificato 2 volte.
Re: Don Carlo (Don Carlos) di G. Verdi
Perdonate qualche strafalcione, ma l'ho fatta velocemente. Se ce ne sono aggiusterò man mano nel tempo.
Re: Don Carlo (Don Carlos) di G. Verdi
quest'opera non la conosco, nel pomeriggio leggerò la trama, grazie per tutto il lavoro che fai
mariella- Moderatori
- Messaggi : 13624
Data d'iscrizione : 09.01.13
Età : 68
Località : acireale
Re: Don Carlo (Don Carlos) di G. Verdi
ma avevo scritto qualcosa qui sotto, ieri sera!
fabio ha risintonizzato rai 5 ad ho potuto vederla.
avevo scritto che non l'ho retta fino alla fine, non mi è piaciuta molto,
ma forse è un'opera che necessita di un secondo ascolto
fabio ha risintonizzato rai 5 ad ho potuto vederla.
avevo scritto che non l'ho retta fino alla fine, non mi è piaciuta molto,
ma forse è un'opera che necessita di un secondo ascolto
Re: Don Carlo (Don Carlos) di G. Verdi
Bravi tutti, soprattutto mi è piaciuta la Eboli (Donatella Barcellona), ma mediocrissima regia e tranne forse Ildar Abdrazakov (Filippo II) i cantanti latitavano come attori. Rodrigo ed Elisabetta in particolare avevano solo due movimenti: lui (ma non potevano mettegli almeno dei baffi perché assomigliasse meno a Rutelli?) braccino destro piegato ad altezza vita alternato a braccio sinistro idem, lei braccio destro teso in fuori, braccio sinistro idem. In compenso le si vedeva in bocca fino al piloro, ma questo è forse inevitabile. Nella grande scena del terzo atto i costumi del coro maschile e femminile mi hanno fatto pensare alle illustrazioni di "Alice dietro lo specchio", quelle della partita a carte. Non parliamo poi dell'aggeggio che doveva dare l'idea dell'auto-da-fé, e ho avuto le traveggole o si sono intravisti pupazzi-scheletrini? Gli pseudo-balletti delle dame nel giardino facevano abbastanza pena. Impossibile poi capire che cosa è successo nel finale, che di per sé è già abbastanza spiazzante.
Per fortuna che Verdi ha le spalle larghe e la bellezza della musica trascende le carenze registiche.
Anna
Per fortuna che Verdi ha le spalle larghe e la bellezza della musica trascende le carenze registiche.
Anna
annara- matta timida
- Messaggi : 1186
Data d'iscrizione : 19.01.13
Località : Milano
Re: Don Carlo (Don Carlos) di G. Verdi
Sono riuscita ad arrivare alla fine. Che Don Carlo non sia un'opera facile lo sapevo, così come sapevo che a un primo ascolto se ne esce come ne è uscito mio marito alla fine del secondo atto e cioè con i capelli in piedi, però l'opera va anche aiutata e l'allestimento di ieri sera era veramente allucinante. Soltanto una grande passione poteva tenere incollato lo spettatore.
Non ho fatto caso se Rodrigo somigliasse a Rutelli, ma quando gli hanno sparato ... quando gli hanno sparato mi sembrava di vedere Ciccio e Franco... Adriano con un occhio chiuso e uno aperto ha biascicato...e muori.
Non hai avuto le traveggole, c'erano proprio dei pupazzi scheletrini, a Milano si direbbe rob de ciod.
La Regina sembrava una bambola di gomma che chiedesse giustizia, che implorasse pietà, che dichiarasse amore l'espressione era sempre la stessa.
Don Carlo, non ricordo il nome del tenore, mi ha fatto rimpiangere Pavarotti e Domingo... tutto un altro pianeta.
L'opera insisto con il dire che è bella, ma quella che ho visto ieri sera non mi è piaciuta. Ho resistito fino alla fine perchè volevo vedere il finale e cercare di capire, ma non solo non ho capito, ma sono più confusa di prima.
Decisamente meglio sentirla qui, non perchè l'ho postata io, ma perchè gli interpreti qui segnalati sono decisamente meglio di quelli di ieri sera.
Non ho fatto caso se Rodrigo somigliasse a Rutelli, ma quando gli hanno sparato ... quando gli hanno sparato mi sembrava di vedere Ciccio e Franco... Adriano con un occhio chiuso e uno aperto ha biascicato...e muori.
Non hai avuto le traveggole, c'erano proprio dei pupazzi scheletrini, a Milano si direbbe rob de ciod.
La Regina sembrava una bambola di gomma che chiedesse giustizia, che implorasse pietà, che dichiarasse amore l'espressione era sempre la stessa.
Don Carlo, non ricordo il nome del tenore, mi ha fatto rimpiangere Pavarotti e Domingo... tutto un altro pianeta.
L'opera insisto con il dire che è bella, ma quella che ho visto ieri sera non mi è piaciuta. Ho resistito fino alla fine perchè volevo vedere il finale e cercare di capire, ma non solo non ho capito, ma sono più confusa di prima.
Decisamente meglio sentirla qui, non perchè l'ho postata io, ma perchè gli interpreti qui segnalati sono decisamente meglio di quelli di ieri sera.
Re: Don Carlo (Don Carlos) di G. Verdi
E poi, ma questo è un difetto di molte regie, perché caspita fanno fare o non fanno fare ai cantanti cose che sono platealmente contraddette dalle parole? Vabbè che in un'opera le parole non si capiscono mai tanto bene, ma quando Carlo dice a Rodrigo "Sei tu che stringo al seno", non può essere a dieci metri di distanza. Già da quello ho capito che marcava male, anzi no, anche prima quando Carlo compare con addosso quella specie di mantellone impermeabile.
Mi consolo con i link che hai postato.
Anna
Mi consolo con i link che hai postato.
Anna
annara- matta timida
- Messaggi : 1186
Data d'iscrizione : 19.01.13
Località : Milano
Re: Don Carlo (Don Carlos) di G. Verdi
Infatti Adriano ha chiesto: ma dovrebbe essere sotto la pioggia e non piove...? Non so perchè avesse quella palandrana indosso, non si doveva nascondere, almeno in quel momento. In quel momento era il figlio di Filippo II e ancora il problema "matrigna" non era cosa conosciuta.
E in quanto alle parole, è vero che spesso non si capiscono, ma sotto c'erano i sottotitoli e le discrepanze si notano ancora di più.
Ruggero Raimondi... tutta un'altra cosa, tutto un altro pathos.
E in quanto alle parole, è vero che spesso non si capiscono, ma sotto c'erano i sottotitoli e le discrepanze si notano ancora di più.
Ruggero Raimondi... tutta un'altra cosa, tutto un altro pathos.
Re: Don Carlo (Don Carlos) di G. Verdi
mi consolo...allora non era solo colpa della mia ignoranza in materia
se non l'ho retta.
se non l'ho retta.
Argomenti simili
» Tutto Verdi
» Falstaff di G. Verdi
» La Traviata di G. Verdi
» Il trovatore di G. Verdi
» Ernani di G. Verdi
» Falstaff di G. Verdi
» La Traviata di G. Verdi
» Il trovatore di G. Verdi
» Ernani di G. Verdi
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.