La Traviata di G. Verdi
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Aurora
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La Traviata di G. Verdi
Melodramma in tre atti
Libretto:Francesco Maria Piave, dal dramma "La dame aux camelias", di Alexandre Dumas figlio. Musica: Giuseppe Verdi. Prima rappresentazione:Venezia, Teatro "La Fenice, 6 marzo 1853
Ambientato a Parigi e dintorni nel 1850
Personaggi
Violetta Valèry ((Soprano) Flora Bervoix (amica di Violetta, Mezzo-soprano) Annina (cameriera di Violetta) (Soprano) Alfredo Germont (innamorato di Violetta, Tenore) Giorgio Germont (padre di Alfredo) (Baritono) Gastone, Visconte de Letorières (Tenore) Barone Douphol (amante di Violetta) (Baritono) Marchese d'Obigny (amante di Flora) (Basso)
Questa è la storia di un dramma annunciato, ma contemporaneamente rappresenta per me quello che è il vero amore e cioè il sacrificio, la rinuncia per amore dell'altro. Ti amo più di ogni cosa al mondo, ma ti lascio se rischio renderti infelice…
Quest'opera fa parte della Trilogia "Rigoletto", "Trovatore" e Traviata. Tutte e tre hanno in comune sia la centralità dei protagonisti principali, (il buffone nella prima, la zingara nella seconda, la prostituta nella terza) sia la marginalità della posizione sociale degli stessi.
Verdi stava finendo "Il Trovatore" quando a Parigi, insieme a Giuseppina Strepponi, assiste in teatro a La dame aux camelias di Dumas figlio e ne rimane rapito, perché nella trama gli sembra di vedere qualcosa di simile alla propria vita: lo scandalo di vivere insieme a una donna non sposata e molto chiacchierata, con 2 figli, l'avversità del suocero che dopo la morte della figlia e del nipotino si attacca moltissimo al musicista lo fanno un po' immedesimare in quella storia e decide immediatamente di mettere in musica un libretto che narrasse questa struggente storia e il librettista cambierà il nome della protagonista rimanendo però nell'argomento: la protagonista di Dumas si chiamava Margherita e la protagonista di Verdi si chiamerà Violetta.
La stesura non fu facile perché le battaglie con la censura non mancano, non va bene il titolo (Amore e morte), non va bene la trama, i tempi sono ristretti, perché quell'opera doveva essere pronta per il 6 marzo 1853 e debuttare alla Fenice di Venezia, ma soprattutto le battaglie per ottenere determinati cantanti furono forti.
Verdi voleva un soprano forte, ma bello, di carattere, ci voleva un soprano che sapesse stare bene in scena, doveva catturare attenzione e dare emozione e anche gli uomini erano importante. I due Germont padre e figlio, dovevano essere ben netti e precisi, si doveva ben capire chi era il padre e chi il figlio, insomma la rappresentazione scenica era determinante.
Alla fine si va in scena e dopo un esaltante primo atto, il secondo fa scemare l'interesse del pubblico che si rianima un pochino nel terzo, ma l'opera è un fiasco.
L'opera più conosciuta e suonata al mondo è partita con un un fiasco e Verde se ne assume la responsabilità, ma non riuscendo a trovare altra scusa che i cantanti, come aveva previsto, non erano stati all'altezza del ruolo.
Verdi non si diede per vinto e dopo aver cercato cantanti adatti, come lui li immaginava, un anno dopo sempre a Venezia ma al teatro San Benedetto, l'opera andrò di nuovo in scena e fu un successo immenso che non si è ancora spento…ma lui intanto già scriveva i Vespri Siciliani.
ATTO PRIMO
L'ouverture incomincia stranamente con gli accordi dell'inizio del terzo atto e già si sentono a tempo di valzer le note celeberrime di Amami Alfredo.
Il sipario si apre nella bella casa di Violetta Valèry, bellissima cortigiana, oggi si direbbe prostituta d'alto bordo, che durante una fredda sera d'inverno riceve come si deve gli importanti ospiti della sontuosa festa che ha dato Violetta. Ci sono duchi, marchesi, dottori, baroni e c'è anche Flora con il suo protettore il marchese d'Obigny.
Gastone presenta a Violetta, Alfredo, che si dichiara suo grande ammiratore. Violetta ne è lusingata suscitando il fastidio del barone Douphol. Gastone insiste con Alfredo affinché faccia un brindisi all'indirizzo di Violetta la quale non si lascia pregare e risponde con entusiasmo e gran piacere agli sguardi che Gastone le lancia. (libiam libiam nei lieti calici…)
Finalmente è l'ora di andare a ballare, tutti si avviano al salone, ma Violetta impallidisce sentendosi male. Alfredo rimane solo con lei e sapendo che la salute della ragazza non era buona, la esorta a cambiare vita e dichiarandole il suo amore le promette che veglierà su di lei e sulla sua salute. Ma Violetta onestamente gli dice che vuole essere libera, che non può negarsi a nessuno e può offrire solo amicizia. Alfredo insiste per rivederla e allora gli dà una camelia, dicendogli di ritornare quando sarà appasita.
Rimasta sola Violetta si rende conto che le parole del giovane hanno colpito al cuore e sente di essersi innamorata davvero per la prima volta.
ATTO SECONDO
Qui si fa un bel salto di tempo, passa l'inverno, arriva la primavera e Violetta, Alfredo e la cameriera Annina vivono insieme da tre mesi nella casa di campagna di lei. Violetta ha smesso la vita, ha smesso di andare alle feste anche se Flora la invita sempre, vivono d'amore e d'accordo fin quando Alfredo viene a sapere dalla cameriera che i soldi sono finiti e Violetta sta vendendo tutti i suoi quadri, le sue ricchezze per andare avanti. Alfredo si vergogna e scappa a Parigi in caccia di soldi.
Inaspettatamente giunge Giorgio Germont, padre di Alfredo. Convinto di trovarsi davanti a una donna di malaffare, è arrogante e cattivo e con un tono che non ammette repliche le ingiunge di lasciare Alfredo.
Violetta alza il mento e offesa da tanto sgarbo chiede a Giorgio di lasciare la sua casa. L'uomo è scosso, non si aspettava di trovarsi davanti una donna così fiera e dignitosa e cambia tono rimproverandole comunque di permettere ad Alfredo di darle in dono tutti i suoi averi. Violetta per tutta risposta gli mostra il foglio con l'atto di vendita di tutti i suoi averi e quindi di non aver toccato un solo soldo di Alfredo.
Germont è sempre più esterrefatto, ma ha una missione da compiere e allora racconta che "Pura siccome un angelo, Dio mi die' una figlia"… Alfredo ha una sorella casta e pure che si deve sposare, ma il fidanzato con relativa famiglia, non danno più il loro consenso finchè Alfredo vive una situazione così scandalosa.
Violetta capisce…le si chiede di rinunciare a lui, ma non per qualche mese…per sempre e si ribella, si dispera fin quando Germont come ultima mossa disperata le fa intravedere il futuro: "Un dì, quando le veneri, il tempo avrà frugato… quando non sarai più giovane e bella, senza essere sposata, che ne sarà di te? Non avrai scampo e Alfredo avrà perduto tempo e partiti"…
Violetta si rende conto che Germont ha ragione, lei non può offrire una vita regolare al giovane Alfredo e quasi senza accorgesene le escono le parole…"dite alla giovane sì bella e pure…" è la capitolazione. Violetta si sacrifica per il bene di Alfredo e la sua famiglia e in cambio chiede solo che lui sappia, che non abbia a crede che lei lo abbia tradito, perché Alfredo è e sarà l'unico suo grande amore.
Germont l'abbraccia, si rende conto dell'immenso sacrificio della ragazza e parte affranto.
Violetta scrive una lettera ad Alfredo dove gli dice che vuole tornare alla bella vita e alla vecchia amicizie, poi vede sul tavolo l'invito alla festa di Flora e decide di andare a quella festa.
Intanto però torna Alfredo, le chiede conto di quello che sta scrivendo, Violetta tergiversa, poi scoppia a piangere e tra le lacrime chiede ad Alfredo di amarla…"Amami Alfredo, amami quant'io ti amo…addio". Violetta corre in giardino e poi scappa in carrozza con Annina verso Parigi.
Alfredo è frastornato e affranto e in questo stato mentale torna Germont che si rendo di quanto soffra il figlio, ma gli chiede di tornare a dare onore alla famiglia intonando e intona una splendida e famosa cabaletta "Di Provenza il mare il suol, chi dal cor ti cancellò?...".
Questa musica è messa ad hoc per far prendere respiro, perché gli ultimi avvenimenti sono stati veloci, pressanti, dolorosi e questa musica dolce e struggente, sembra calmare un po' gli animi e lenire il dolore, finchè Alfredo vede l'invito alla festa di Flora e decide di partire per Parigi per vendicarsi tra la costernazione di Giorgio Germont che invece ben conosce il sacrificio di Violetta.
Alla festa Violetta è al braccio del suo vecchio amante Douphol, cantano le zingarelle
Alfredo al tavolo da gioco e ha una fortuna sfacciata che ovviamente fa ben capire ad alta voce che vuol dire sfortuna in amore. Violetta è sconvolta, il barone vede della provocazione nelle parole di Alfredo e lo sfida al duello. Violetta pur dicendo di amare il barone scongiura Alfredo di evitare il duello, ma Alfredo accecato dall'ira e dalla gelosia chiama a gran voce tutti i presenti e mentre Violetta lo implora di tacere Alfredo grida a tutti:" Questa donna mi ha mantenuto e io ho potuto sopportarlo. Ma adesso, chiamo a testimoni voi tutti, ora pagata io l'ho" e con disprezzo getta dei soldi ai piedi di Violetta ormai svenuta.
Uno scudo si leva a protezione di Violetta e Giorgio Germont giunto sul luogo affronta il figlio: "Infamia orribile tu commettesti….di sprezzo degno se stesso rende chi pur nell'ira la donna offende…"
Alfredo si rende conto con orrore di quello che ha fatto, mentre Violetta con un fil di voce gli dice: "Alfredo Alfredo di questo cuore, non puoi comprendere tutto l'amore, tu non conosci che fino a prezzo del tuo disprezzo provato io l'ho. Ma verrà il giorno in che il saprai, come io t'amassi confesserai…Dio dai rimorsi di salvi allora, io spenta ancora, pur t'amerò.
ATTO TERZO
Camera da letto di Violetta che ormai gravemente ammalata è assistita da Annina e dal dottore che ha ben fatto capire alla cameriera che ormai è solo questione di ore. Violetta manda fuori Annina a dare ai poveri la metà dei suoi risparmi e rimasta sola legge e rilegge la lettera che Giorgio Germont le ha scritto. Si rende conto del male che le ha fatto e dopo averla rassicurata che al duello il barone è stato soltanto ferito le comumica che ha detto tutto ad Alfredo che sta per raggiungerla.
Annina rientra, Violetta vorrebbe vestirsi per accogliere Alfredo, ma non ce la fa e un attimo dopo è fra le sue braccia. Sopraggiunge anche Giorgio che vuole abbracciare Violetta che all'improvviso ha un miglioramento, si sente allegra, canta e cammina fino a rallentare sempre più, fa ancora qualche passo, fino a cadere nelle braccia di Alfredo spegnendosi per sempre.
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Libretto:Francesco Maria Piave, dal dramma "La dame aux camelias", di Alexandre Dumas figlio. Musica: Giuseppe Verdi. Prima rappresentazione:Venezia, Teatro "La Fenice, 6 marzo 1853
Ambientato a Parigi e dintorni nel 1850
Personaggi
Violetta Valèry ((Soprano) Flora Bervoix (amica di Violetta, Mezzo-soprano) Annina (cameriera di Violetta) (Soprano) Alfredo Germont (innamorato di Violetta, Tenore) Giorgio Germont (padre di Alfredo) (Baritono) Gastone, Visconte de Letorières (Tenore) Barone Douphol (amante di Violetta) (Baritono) Marchese d'Obigny (amante di Flora) (Basso)
Questa è la storia di un dramma annunciato, ma contemporaneamente rappresenta per me quello che è il vero amore e cioè il sacrificio, la rinuncia per amore dell'altro. Ti amo più di ogni cosa al mondo, ma ti lascio se rischio renderti infelice…
Quest'opera fa parte della Trilogia "Rigoletto", "Trovatore" e Traviata. Tutte e tre hanno in comune sia la centralità dei protagonisti principali, (il buffone nella prima, la zingara nella seconda, la prostituta nella terza) sia la marginalità della posizione sociale degli stessi.
Verdi stava finendo "Il Trovatore" quando a Parigi, insieme a Giuseppina Strepponi, assiste in teatro a La dame aux camelias di Dumas figlio e ne rimane rapito, perché nella trama gli sembra di vedere qualcosa di simile alla propria vita: lo scandalo di vivere insieme a una donna non sposata e molto chiacchierata, con 2 figli, l'avversità del suocero che dopo la morte della figlia e del nipotino si attacca moltissimo al musicista lo fanno un po' immedesimare in quella storia e decide immediatamente di mettere in musica un libretto che narrasse questa struggente storia e il librettista cambierà il nome della protagonista rimanendo però nell'argomento: la protagonista di Dumas si chiamava Margherita e la protagonista di Verdi si chiamerà Violetta.
La stesura non fu facile perché le battaglie con la censura non mancano, non va bene il titolo (Amore e morte), non va bene la trama, i tempi sono ristretti, perché quell'opera doveva essere pronta per il 6 marzo 1853 e debuttare alla Fenice di Venezia, ma soprattutto le battaglie per ottenere determinati cantanti furono forti.
Verdi voleva un soprano forte, ma bello, di carattere, ci voleva un soprano che sapesse stare bene in scena, doveva catturare attenzione e dare emozione e anche gli uomini erano importante. I due Germont padre e figlio, dovevano essere ben netti e precisi, si doveva ben capire chi era il padre e chi il figlio, insomma la rappresentazione scenica era determinante.
Alla fine si va in scena e dopo un esaltante primo atto, il secondo fa scemare l'interesse del pubblico che si rianima un pochino nel terzo, ma l'opera è un fiasco.
L'opera più conosciuta e suonata al mondo è partita con un un fiasco e Verde se ne assume la responsabilità, ma non riuscendo a trovare altra scusa che i cantanti, come aveva previsto, non erano stati all'altezza del ruolo.
Verdi non si diede per vinto e dopo aver cercato cantanti adatti, come lui li immaginava, un anno dopo sempre a Venezia ma al teatro San Benedetto, l'opera andrò di nuovo in scena e fu un successo immenso che non si è ancora spento…ma lui intanto già scriveva i Vespri Siciliani.
ATTO PRIMO
L'ouverture incomincia stranamente con gli accordi dell'inizio del terzo atto e già si sentono a tempo di valzer le note celeberrime di Amami Alfredo.
Il sipario si apre nella bella casa di Violetta Valèry, bellissima cortigiana, oggi si direbbe prostituta d'alto bordo, che durante una fredda sera d'inverno riceve come si deve gli importanti ospiti della sontuosa festa che ha dato Violetta. Ci sono duchi, marchesi, dottori, baroni e c'è anche Flora con il suo protettore il marchese d'Obigny.
Gastone presenta a Violetta, Alfredo, che si dichiara suo grande ammiratore. Violetta ne è lusingata suscitando il fastidio del barone Douphol. Gastone insiste con Alfredo affinché faccia un brindisi all'indirizzo di Violetta la quale non si lascia pregare e risponde con entusiasmo e gran piacere agli sguardi che Gastone le lancia. (libiam libiam nei lieti calici…)
Finalmente è l'ora di andare a ballare, tutti si avviano al salone, ma Violetta impallidisce sentendosi male. Alfredo rimane solo con lei e sapendo che la salute della ragazza non era buona, la esorta a cambiare vita e dichiarandole il suo amore le promette che veglierà su di lei e sulla sua salute. Ma Violetta onestamente gli dice che vuole essere libera, che non può negarsi a nessuno e può offrire solo amicizia. Alfredo insiste per rivederla e allora gli dà una camelia, dicendogli di ritornare quando sarà appasita.
Rimasta sola Violetta si rende conto che le parole del giovane hanno colpito al cuore e sente di essersi innamorata davvero per la prima volta.
ATTO SECONDO
Qui si fa un bel salto di tempo, passa l'inverno, arriva la primavera e Violetta, Alfredo e la cameriera Annina vivono insieme da tre mesi nella casa di campagna di lei. Violetta ha smesso la vita, ha smesso di andare alle feste anche se Flora la invita sempre, vivono d'amore e d'accordo fin quando Alfredo viene a sapere dalla cameriera che i soldi sono finiti e Violetta sta vendendo tutti i suoi quadri, le sue ricchezze per andare avanti. Alfredo si vergogna e scappa a Parigi in caccia di soldi.
Inaspettatamente giunge Giorgio Germont, padre di Alfredo. Convinto di trovarsi davanti a una donna di malaffare, è arrogante e cattivo e con un tono che non ammette repliche le ingiunge di lasciare Alfredo.
Violetta alza il mento e offesa da tanto sgarbo chiede a Giorgio di lasciare la sua casa. L'uomo è scosso, non si aspettava di trovarsi davanti una donna così fiera e dignitosa e cambia tono rimproverandole comunque di permettere ad Alfredo di darle in dono tutti i suoi averi. Violetta per tutta risposta gli mostra il foglio con l'atto di vendita di tutti i suoi averi e quindi di non aver toccato un solo soldo di Alfredo.
Germont è sempre più esterrefatto, ma ha una missione da compiere e allora racconta che "Pura siccome un angelo, Dio mi die' una figlia"… Alfredo ha una sorella casta e pure che si deve sposare, ma il fidanzato con relativa famiglia, non danno più il loro consenso finchè Alfredo vive una situazione così scandalosa.
Violetta capisce…le si chiede di rinunciare a lui, ma non per qualche mese…per sempre e si ribella, si dispera fin quando Germont come ultima mossa disperata le fa intravedere il futuro: "Un dì, quando le veneri, il tempo avrà frugato… quando non sarai più giovane e bella, senza essere sposata, che ne sarà di te? Non avrai scampo e Alfredo avrà perduto tempo e partiti"…
Violetta si rende conto che Germont ha ragione, lei non può offrire una vita regolare al giovane Alfredo e quasi senza accorgesene le escono le parole…"dite alla giovane sì bella e pure…" è la capitolazione. Violetta si sacrifica per il bene di Alfredo e la sua famiglia e in cambio chiede solo che lui sappia, che non abbia a crede che lei lo abbia tradito, perché Alfredo è e sarà l'unico suo grande amore.
Germont l'abbraccia, si rende conto dell'immenso sacrificio della ragazza e parte affranto.
Violetta scrive una lettera ad Alfredo dove gli dice che vuole tornare alla bella vita e alla vecchia amicizie, poi vede sul tavolo l'invito alla festa di Flora e decide di andare a quella festa.
Intanto però torna Alfredo, le chiede conto di quello che sta scrivendo, Violetta tergiversa, poi scoppia a piangere e tra le lacrime chiede ad Alfredo di amarla…"Amami Alfredo, amami quant'io ti amo…addio". Violetta corre in giardino e poi scappa in carrozza con Annina verso Parigi.
Alfredo è frastornato e affranto e in questo stato mentale torna Germont che si rendo di quanto soffra il figlio, ma gli chiede di tornare a dare onore alla famiglia intonando e intona una splendida e famosa cabaletta "Di Provenza il mare il suol, chi dal cor ti cancellò?...".
Questa musica è messa ad hoc per far prendere respiro, perché gli ultimi avvenimenti sono stati veloci, pressanti, dolorosi e questa musica dolce e struggente, sembra calmare un po' gli animi e lenire il dolore, finchè Alfredo vede l'invito alla festa di Flora e decide di partire per Parigi per vendicarsi tra la costernazione di Giorgio Germont che invece ben conosce il sacrificio di Violetta.
Alla festa Violetta è al braccio del suo vecchio amante Douphol, cantano le zingarelle
Alfredo al tavolo da gioco e ha una fortuna sfacciata che ovviamente fa ben capire ad alta voce che vuol dire sfortuna in amore. Violetta è sconvolta, il barone vede della provocazione nelle parole di Alfredo e lo sfida al duello. Violetta pur dicendo di amare il barone scongiura Alfredo di evitare il duello, ma Alfredo accecato dall'ira e dalla gelosia chiama a gran voce tutti i presenti e mentre Violetta lo implora di tacere Alfredo grida a tutti:" Questa donna mi ha mantenuto e io ho potuto sopportarlo. Ma adesso, chiamo a testimoni voi tutti, ora pagata io l'ho" e con disprezzo getta dei soldi ai piedi di Violetta ormai svenuta.
Uno scudo si leva a protezione di Violetta e Giorgio Germont giunto sul luogo affronta il figlio: "Infamia orribile tu commettesti….di sprezzo degno se stesso rende chi pur nell'ira la donna offende…"
Alfredo si rende conto con orrore di quello che ha fatto, mentre Violetta con un fil di voce gli dice: "Alfredo Alfredo di questo cuore, non puoi comprendere tutto l'amore, tu non conosci che fino a prezzo del tuo disprezzo provato io l'ho. Ma verrà il giorno in che il saprai, come io t'amassi confesserai…Dio dai rimorsi di salvi allora, io spenta ancora, pur t'amerò.
ATTO TERZO
Camera da letto di Violetta che ormai gravemente ammalata è assistita da Annina e dal dottore che ha ben fatto capire alla cameriera che ormai è solo questione di ore. Violetta manda fuori Annina a dare ai poveri la metà dei suoi risparmi e rimasta sola legge e rilegge la lettera che Giorgio Germont le ha scritto. Si rende conto del male che le ha fatto e dopo averla rassicurata che al duello il barone è stato soltanto ferito le comumica che ha detto tutto ad Alfredo che sta per raggiungerla.
Annina rientra, Violetta vorrebbe vestirsi per accogliere Alfredo, ma non ce la fa e un attimo dopo è fra le sue braccia. Sopraggiunge anche Giorgio che vuole abbracciare Violetta che all'improvviso ha un miglioramento, si sente allegra, canta e cammina fino a rallentare sempre più, fa ancora qualche passo, fino a cadere nelle braccia di Alfredo spegnendosi per sempre.
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Ultima modifica di Aurora il Dom Nov 17, 2013 10:12 pm - modificato 2 volte.
Re: La Traviata di G. Verdi
Mamma mia, ho letto tutto d'un fiato ... così sì che riesco a capire meglio le opere.
Domani pomeriggio sono sola così mi posso ascoltare tutta la musica che in massima parte conosco già.
Grazie Aurora !
Re: La Traviata di G. Verdi
Premetto, ieri sera ne ho visto solo un pezzetto e, come ho già avuto modo di dire, le nostre bellissime opere con costumi moderni non mi attirano molto.
Ho letto la recensione sul giornale e non è delle più lusinghiere, contestati i cantanti, il Maestro e la regia.
Le lusinghe sono solo per Violetta alias Diana Damarau ... e meno male che Verdi è il grande Verdi e sarà stato piacevole ugualmente sentire la sua musica, ma credo che un pò si stia rivoltando nell'aldilà.
Evviva Verdi vecchio stile !!!
Re: La Traviata di G. Verdi
Sono contenta che il mio pensiero e le mie sensazioni sono state le stesse della recensione. Mi spiace per tutte le maestranze che comunque hanno lavorato benissimo, ma l'opera della prima alla Scala del 7 dicembre 2013 è proprio brutta. Si è salvato giusto il primo atto a parte l'Annina con cresta W.Marchi... ma a partire dal secondo atto con il coro delle zingarelle con il leggendario coro della Scala segregato e nascosto sotto un arco l'opera è proprio tutto da cassare.
Re: La Traviata di G. Verdi
Secondo me ul Peppin, come lo chiamavano a Milano, si sta rivoltando nella tomba.
Danielagriner- matta certificata
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Re: La Traviata di G. Verdi
Ero a Marsiglia e ho visto solo l'ultima parte, a partire dal lancio dei soldi ("Pagata io l'ho"). Ho ammmirato molto Diana Damarau, bella voce e brava attrice, ma non sono proprio riuscita a capire che caspita aveva in testa il regista per il personaggio di Alfredo. Aurora, tu l'avrai vista tutta: che genere di innamorato è negli altri atti? Perché nell'ultimo sembrava proprio che di Violetta non gli importasse più un piffero: arrivo con regalini imbarazzanti, niente contatto fisico, dialoghi fatti dandole la schiena, insomma uno che non vede l'ora di cavarsi da una situazione sgradevole. Sfido che all'ultimo Annina-Pel-di-carota caccia lui e babbo suo dalla stanza.
Anna
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annara- matta timida
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Re: La Traviata di G. Verdi
Sì, io l'ho vista tutta e Alfredo non mi è piaciuto sotto nessun punto di vista... non conosco quel tenore a dire il vero e non se in altre parti, ma soprattutto con un altro regista, riesce ad essere meno legnoso e più coinvolgente. Io temo che sia stato proprio un problema di regia. Non ho capito cosa volesse veicolare il regista con l'atteggiamento di Alfredo... che era uno sprovveduto? che di Violetta non gliene importava un fico secco? che avesse paura di contrarre la tisi? ecco forse pensandoci adesso quel suo non abbracciarla, quel suo non toccarla, quel suo non prendere in mano nemmeno la foto che lei gli vuol dare chissà... forse aveva paura del contagio...una pena.
Re: La Traviata di G. Verdi
Sono venuta a ripassare. AURORA SEI GRANDE....!!!
Almach- matta timida
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Località : Torino
Re: La Traviata di G. Verdi
Grazie cara... la versione di stasera, che è una versione del 2004 diretta da Lorin Maazel mi piace di più, moderna, ma bella e bravi gli interpreti.
Re: La Traviata di G. Verdi
Violetta strepitosa! Anche l'allestimento mi é piaciuto tutto sommato.
Ho visto il lavoro che hai fatto l'anno scorso Aurora : strepitosa pure tu!
Ho visto il lavoro che hai fatto l'anno scorso Aurora : strepitosa pure tu!
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