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La Bohème di G. Puccini

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La Bohème di G. Puccini Empty La Bohème di G. Puccini

Messaggio Da Aurora Gio Lug 25, 2013 10:12 pm

La Bohème
Opera in quattro quadri
Dal romanzo “scènes de la vie de bohème” di Henri Murger
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Musica di Giacomo Puccini

Personaggi e interpreti

Mimi……..soprano
Musetta….soprano
Rodolfo, poeta….tenore
Marcello pittore….baritono
Schaunard musicista… baritono
Colline filosofo…. Basso
Benoit padone di casa… basso
Alcindoro consigliere di Stato … basso

L’azione si svolte a Parigi nel 1830 circa.

La prima rappresentazione avvenne al Teatro Regio di Torino nel 1896 – Direttore d’orchestra Arturo Toscanini


Con la nascita di quest’opera cambiano i valori e i dialoghi nel melodramma. Se prima avevamo discorsi pomposi e poco aderenti alla realtà in quest’opera abbiamo discorsi in musica aderenti alla realtà e a gesti normali e quotidiani e in più finisce una musica prettamente italiana richiamandosi a livelli più internazionali.
In quest’opera non ci sono più amori incontrastati, valori patriottici, scontri tra famiglie, ma l’amore unico e universale che solo la morte può fermare.
Scrivere il libretto non fu propriamente una passeggiata, lavorare con Puccini, esigente, pignolo, sin pedante con i suoi continui “un mi piace” era una faticata enorme. Illica scrisse un libretto che compredeva 4 atti e 5 scene e Puccini la ridusse in solo quattro quadri.
Il protagonista dell’opera è il….freddo. Fa freddo sempre, si gela sempre, il freddo tormenta i 4 amici squattrinati che vivono in una gelida soffitta con un caminetto quasi sempre spento, il freddo tormenta Mimi malata di tisi già dalla prima entrata in scena, il freddo avvolge i due innamorati quando si lasciano, il freddo tormenta Mimì fino alla fine e che come ultimo desiderio chiede un manicotto per scaldarsi le mani “allividite”.
Per contrasto l’allegria spesso regna sovrana nella soffitta e in strada esorcizzando così la miseria, la fame e il freddo.

QUADRO PRIMO

Una novità per l’epoca, opera comincia senza ouverture. Il sipario si apre su una soffitta gelida, scarna, un caminetto quasi spento, quattro sedie, un tavolino, candele e un cavalletto. Al cavalletto c’è Marcello che sta dipingendo “Il passaggio del Mar Rosso”, ma il freddo gli gela le mani e a poco serve soffiarci sopra, Rodolfo in cerca forse di ispirazione guarda fuori, dai tetti di Parigi il cielo bigio




I due anche se tanto diversi, giocano e scherzano, ma il freddo non li molla e allora non potendo bruciare la tela perché puzzerebbe, decidono di bruciare il manoscritto di Rodolfo, atto per atto, almeno da aver un poco di tepore seppure per poco e intanto Rodolfo ha freddo come il cuore ghiacciato della sua Musetta che lui ama, ma crede di non essere ricambiato.
Arriva Colline, il filosofo è intirizzito e approfitta del tepore del caminetto e mentre pian piano il caminetto si spegne anche l’orchestra smorza i toni finendo piano piano quasi a morire.
Ma la tristezza dura solo un attimo perché i giovani ricominciano a ridere e a scherzare e l’arrivo di due garzoni che portano da mangiare seguiti dal musicista Shaunard fa il resto. Si ride, si beve, si vorrebbe mangiare, ma il musicista li convince invece ad uscire e di andare al quartiere latino dove sicuramente qualcosa da mangiare al cafè Momus. L’allegria viene smorzata dall’arrivo del padrone di casa Benoit che reclama l’affitto della soffitta. I giovani non hanno una lira e allora rimbambiscono il padrone di casa con il vino, poi facendolo parlare dei suoi vizi per poi cacciarlo via come se l’essere uscito con una donna, lui uomo sposato, fosse quasi un peccato capitale e quindi da scacciare.
Liberatosi del padrone di casa, Marcello, Colline e Schaunard escono per andare al cafè, mentre Rodolfo resta a scrivere ancora qualcosa… la differenza tra Rodolfo e i suoi tre amici è sempre più evidente. Finalmente la calma si diffonde, la musica aiuta a costruire un’atmosfera leggera, Rodolfo riprova a cercare l’ispirazione, ma il bussare alla porta e una voce femminile lo fanno sussultare, per un attimo il tempo si ferma e la musica sembra diventare rarefatta
Entra così in scena Mimì. Un colpo di vento ha spento la sua candela e la ragazza bussa alla porta per farsi accendere la candele e poter rientrare in casa. Mimì è già malata, aver fatto le scale le ha tolto il respiro, Rodolfo la fa entrare la fa sedere, le offre un po’ di vino, la ragazza si ripiglia e chiede di poter tornare a casa, ma una volta uscita la ragazza si accorge di aver perso in casa di Rodolfo la chiave di casa e allora torna a bussare. Nell’aprire la porta la corrente fa spegnere le due candele e i ragazzi così si ritrovano al buio col solo chiaror della luna. In ginocchioni per terra a cercar la chiave, Rodolfo trova la mano di Mimì, è gelata e qui ci sono le due più celebri  e amate romanze dell’opera lirica:








I tre amici che aspettano Rodolfo giù al portone cominciano a mostrare impazienza e chiamano… Rodolfo prende tempo e dice agli amici di avviarsi al caffè, li raggiungerà da lì a poco.
Rodolfo ritorna da Mimì che ormai è innamorato persa di Rodolfo, amore ampiamente ricambiato dal ragazzo che già pensa di passare la serata a casa con la ragazza, ma Mimì con un coraggio inaudito per quei tempi, chiede lei a Rodolfo di uscire con lui e raggiungere insieme gli amici. Rodolfo tentenna… i suoi programmi erano un tantino diversi, ma alla fine accondiscende e offrendole il braccio escono di scena inneggiando all’amore.



QUADRO SECONDO

Siamo al quartiere latino, tutta un’altra atmosfera, arrivano i 4 amici, chiamati i 4 moschettieri, Rodolfo regala una cuffietta rosa a Mimì e arrivano anche Musetta insieme all’anziano spasimante Alcindoro.
Canti, balli, confusione, giocolieri, sono in scena per circa 20 minuti, facendo dimenticare il freddo, i guai e la miseria. Solo Marcello è in crisi… il suo amore per Musetta è sempre più difficile.



Musetta con il suo modo troppo civettuolo di comportarsi scatena la gelosia di Marcello che comunque si rende conto che pur amandola non potrebbe accettera quel modo di comportarsi, ma Musetta non molla e con molta seduzione soggioga a tal punto Rodoldo che è ormai convinto di averla conquistata. Intanto Musetta finge di avere male a un piede e spedise Alcindoro a comprarne un paio nuove e come Alcindoro esce di scena Musetta si getta tra le braccia di Marcello.
Intanto si sente il suono di marcetta che avanza, sono i soldati che tornano in caserma, è un momento di confusione, i 4 amici devono pagare il conto, ma ovviamente non hanno i soldi. Musetta allora risolve tutto, dando ordine al cameriere di presentare il conto ad Alcindoro e visto che senza una scarpa Marcello e Colline portano a braccio Musetta mentre Rodolfo e Mimì seguono a bracceto.
Al povero Alcindoro che arriva con un paio di scarpe nuove in mano, non resta che accasciarsi su una sedia sconsolato e raggirato. Il quadro secondo finisce in un turbinio di musica e colori che fa un forte contrasto con il quadro terzo che segue.

QUADRO TERZO

E’ l’alba di un gelido mattino, nevica e come sempre quando nevica tutti i rumori sono attutiti, la musica fa sentire il vento che sibila e che cerca di alzare la nebbiolina, si sente solo qualche voce uscire dal locale dove lavorano Marcello e Musetta.
In quell’aria gelida arriva Mimì, ha una tosse che la sconquassa, ma vuole parlare con Marcello perché ha bisogno di aiuto o forse di sfogarsi… Rodolfo è di una gelosia soffocante, la ragazza non può far nulla senza che lui non venga colto da attacchi di gelosia, le urla di prendersi un altro amante…non ce la fa più e crede che l’unica salvezza sia lasciarlo… si allontana da Marcello e si nasconde perché vede Rodolfo arrivare e non immagina che anche Rodolfo vuole separarsi da lei, accampa qualche scusa, parla di gelosie, che fa la civetta con tutti, ma Marcello non gli crede e gli fa finalmente dire la verità: Rodoldo ha paura, ama Mimì, ma la vede spegnersi piano piano, ha una tosse spaventosa… Mimì è condannata, lei a casa canta, sorride, ma lo assale il rimorso, la povertà l’ha uccisa, “per richiamarla in vita, non basta amor”.
Mimì che sente tutto è disperata, comincia a tossire, Rodolfo la sente, la vorrebbe portare dentro, ma il chiuso e il fumo del cabaret potrebbero fare peggio e comunque è finita: Mimì dice addio a Rodolfo, ritorna a mettere insieme a fiori, gli dice dove trovare la cuffietta rosa se la volesse conservare per ricordo e “Addio, addio senza rancor”.





Musetta esce dal locale e il terzo quadro finisci in un quartetto in cui Marcello e Musetta cantano il loro amore e Mimì e Rodolfo decidono di lasciarsi in primavera, quando i fiori possono fare compagnia, si lasceranno “alla stagion dei fiori”.

QUADRO QUARTO

Si torna alla scena del primo quadro… una fredda e disadorna soffitta. Marcello non vede Musetta da qualche mese e anche Rodolfo non ha più visto Mimì. Tutti e due si struggono, uno non riesce a dipingere, l’altro non riesce a scrivere, gira e rigira la cuffietta rosa senza riuscire a trovare pace. L’arrivo di Colline e Shaunard con il misero pasto di 4 pagnotte rallegra l’ambiente, battute, balletti e finti duelli rallegrano un atmosfera fin troppo malinconica, i 4 uomini improvvisano fra loro svariati comici balletti con battute da cabaret… ma la musica fa presagire che quell’allegria è falsa, sta per succedere qualcosa che ribalterà di nuovo la situazione.
All’improvvisa Musetta irrompe nella soffitta… aiuto, Mimì sta male, è per la scale che non riesce a salire. Rodolfo corre, prende Mimì e la accompagna nella soffitta. La ragazza è sfinita e senza forze, vuole tornare tra le braccia di Rodolfo che non ha mai smesso di amare. Mimì viene sdraiata sul letto, coperto con quel poco di coperta che hanno, ritorna il gelo, Mimì ha freddo, ha le mani gelate, vorrebbe tanto un manicotto per scaldarsi le mani. Musetta si toglie gli orecchini e dice a Marcello di andare a venderli per comprare un cordiale e cercare un dottore. Poi ci ripensa vuole esaudire l’ultimo desiderio di Mimì e esce con Marcello per andare a cercare un manicotto per la sua amica… intanto Mimì dorme e allora Colline, decide di andare a vendersi il cappotto per aiutare gli amici e invita anche Schaunard ad andarsene in modo di lasciare soli Rodolfo e Mimì.
Rimasti soli Mimì apre gli occhi… fingeva di dormire per cercare di restare sola con lui
Mimì è sempre più sfinita, è consapevole che la fine è vicina, i ricordi si accavallano, l’amore di Rodolfo non è abbastanza per ridarle la vita, “sei bella come l’aurora, hai sbagliato raffronto volevi dir bella come il tramonto”, si lascia di nuovo andare, la tosse non le dà tregue, gli amici ritornano e Musetta le infila le mani in un manicotto morbidissimo, Mimì fa in tempo a sentire il tepore intorno alle sue mani, il medico stà per arrivare, Rodolfo va ad accostare le tende, Musetta prega: non far morire quset’angelo, Madonna santa fate la grazia… ma la mano di Mimì lenta cade, Schaunard si avvicina lentamente a Mimì e si accorge che è morta, lo dice a Marcello, il quale fa cenno a Musetta, tutti vanno avanti e indietro… Rodolfo li guarda, ha paura e poi si precipita dalla sua Mimì….



Ultima modifica di Aurora il Dom Nov 17, 2013 10:07 pm - modificato 6 volte.
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Messaggio Da Rosetta 46 Ven Lug 26, 2013 8:49 am

dunque... 

Omamma che brividi che mi ha fatto venire questa storia.

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Messaggio Da Aurora Ven Lug 26, 2013 10:58 am

Chiedo scusa... mi era rimasto un bel pezzo di storia nella tastiera. Ora dovrebbe essere completa.
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Messaggio Da Rosetta 46 Ven Lug 26, 2013 2:12 pm

dunque... 

Com'è che io ho letto tutto fino in fondo ???

e quindi? e quindi? 
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Messaggio Da Danielagriner Ven Lug 26, 2013 2:27 pm

Pensate, io amo da morire Puccini ma quest'opera non mi piace, è fatta per essere interpretata da giovani e invece io l'ho vista interpretata da adulti, moltp adiulti, anche se erano Pavarotti e la Freni. Mi sono sembrati finti. Preferisco sentirla  ma anche così non riesco a farmela piacere.
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